Le cinque stirpi dell'umanità e l'età dell'oro

Per secoli Esiodo è stato visto come creatore del mito delle cinque età e le sue Opere sono sembrate il testo padre dell'idea di "età dell'oro", che avrà vasto seguito all'interno di tutta la letteratura occidentale, ma che eserciterà la sua influenza persino sull'elaborazione di pensieri filosofici fortemente utopistici o idealisti.
Tuttavia nel secolo scorso il filologo statunitense J.E. Fontenrose ha messo in luce delle evidenti analogie con un poema epico indiano, presente sotto forma orale fin dal XV secolo a.C.,  il Mahabharata. Nel libro X di quest'opera (di cui non esiste ancora una sua traduzione italiana: vi è però la versione inglese) la cronologia umana viene divisa in quattro "yuga" o "età", ovvero Kṛtayuga, Tretāyuga, Dvāparayuga e Kaliyuga, alle  quali tuttavia viene associato un colore e non un metallo, come invece fa Esiodo. Inoltre sia il Mahabharata sia le Opere presentano l'età presente come la peggiore di tutte, mentre quella a lui precedente sia teatro delle grandi imprese eroiche.
Al nostro poeta, che scrive intorno al secolo VIII-VII a.C., invece bisogna attribuire l'inserimento dell'età degli eroi e l'associazione dei metalli alle età, mentre egli, primo ad aver codificato questo mito sotto forma di esametro epico, supera il carattere eziologico e miticizzante del poema indiano per introdurre un insegnamento morale per il presente, sottolineando l'importanza della "δίκη", la giustizia, da contrapporre al processo di degenerazione della razza umana.
Una prima ripresa del mito, che sicuramente ha visto in Esiodo, se non un vero e proprio creatore, un promotore ed innovatore fondamentale, si può osservare nel testo sacro persiano Bahman Yast del VI secolo a.C., che associa anch'esso alle quattro età dell'uomo i quattro metalli utilizzati dal poeta greco.
Ripresa di maggior rilievo nel mondo greco è dovuta a Platone, che nel Politico (271b-d), descrivendo il suo utopistico "comunismo", recupera alcuni tòpoi utilizzati da Esiodo, quali la mancanza di fatica per soddisfare i bisogni primari dell'uomo, dovuta ad un'estrema fertilità della terra ed una felicità diffusa.
Parallelamente, nel mondo ebraico, il libro di Daniele (2,31-35) riporta nel sogno di Nabucodonosor l'immagine di una statua con "la testa d’oro puro, il petto e le braccia di argento, il ventre e le cosce di bronzo, le gambe di ferro e i piedi  in parte di ferro e in parte di creta", mentre nel libro della Genesi (3,19) è possibile trovare una reminescenza esiodea nel passo seguente: "Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra", comparabile al concetto di fatica (πνος) che permea le Opere.
Altra ripresa del mito delle età si avrà con Arato da Soli, nei Fenomeni (versi 100-36), dove, nella descrizione della costellazione della Vergine, la figura della Giustizia è molto simile alla δίκη di Esiodo, che risulta essere il termine di paragone di tutto il processo naturale di decadenza dell'uomo.

Nel mondo latino il tòpos dell'età dell'oro è stato recuperato da Lucrezio, il quale, nel libro V del suo De rerum natura, trova nella scoperta dei vari metalli la causa del processo di decadenza umano: l'uomo, progredendo con la tecnica, regredisce sul piano morale. Tuttavia già con il poeta latino compaiono delle differenze: in primo luogo infatti nel De rerum natura non vi è una distinzione genealogica delle età, e secondariamente bisogna ricordare che Lucrezio non supponeva l'intervento degli dei nelle vicende umane e pertanto, fra un'epoca e un'altra, se così si può dire, non vi sono brusche interruzioni apportate dall'alto, ma l'età precedente sfuma gradualmente nella successiva.
Anche nell' Epodo XVI di Orazio, i "beata arva" richiamano le "beate isole" di Esiodo, in contrapposizione con la guerra civile presente; tuttavia è soprattutto con Ovidio e il libro primo delle sue Metamorfosi (ai versi 89-162) che si osserva una ripresa esiodea: l'età dell'oro è parimenti descritta come assenza di πνος e presenza di serenità diffusa; l'età dell'argento invece, a differenza del poeta di Ascra, si estingue per calamità naturali. L'età del ferro è caratterizzata da una forte presenza della storia contemporanea al poeta, che va a dimostrare come l' "aetas" ovidiana sia diversa dal "γένος" esiodeo, in quanto il secondo è scevro di quella concezione più schematica e precisa del tempo, tipica del mondo latino.
Similissima all'interpretazione di Platone è quella di Seneca, il quale spiega come, nell'età dell'oro, "gli uomini godevano in comune i prodotti della natura", mentre indicativo è il richiamo di Virgilio nella IV ecloga, dove viene vagheggiata una nuova età dell'oro ad opera di un "puer", probabilmente il figlio neonato dell'allora console Asinio Pollione, che avrebbe riscattato l'umanità intera. Nei versi virgiliani vi è una forte ripresa delle immagini di prosperità naturale già presenti in Esiodo e che andranno a costituire un repertorio di suggestioni, che influenzerà la concezione del mondo classico nei secoli a venire.

Possiamo infatti ricondurre al mito dell'età dell'oro anche altre immagini della letteratura occidentale successiva all'epoca classica, come, per esempio, l'Arcadia di Jacopo Sannazaro, nella quale le immagini bucoliche che descrivono il paesaggio agreste vedono forti reminescenze esiodee.
Ancora più evidente è il passo che si sviluppa a partire dal verso 656 dell'Aminta di Torquato Tasso, che peraltro riprende da esiodo anche il concetto di giustizia (vv.674-675 "che di nostra natura 'l feo tiranno / non mischiava il suo affanno"), nonchè quello di tranquillità ("primavera eterna", "liete dolcezze",...).

Persino in altri contesti il mito delle età ha visto un suo sviluppo nella letteratura: qui di seguito si riporta un passo del poema scandinavo Vǫluspá
Bræðr munu berjask
ok at bǫnum verðask,
munu systrungar
sifjum spilla,
hart 's í heimi,
hórdómr mikill,
skeggǫld, skalmǫld,
skildir klofnir,
vindǫld, vargǫld,
áðr verǫld steypisk
mun engi maðr
ǫðrum þyrma.
I fratelli si aggrediranno
e alla morte giungeranno,
tradiranno i cugini
i vincoli di stirpe,
prova dura per gli uomini,
immane l'adulterio.
Tempo di asce, tempo di spade
s'infrangeranno scudi,
tempo di venti, tempo di lupi,
prima che il mondo crolli.
Neppure un uomo
un altro ne risparmierà.

Ljóða Edda > Vǫluspá [45]
e qui il frammento celtico "Ni accus bith nombeo baid"

Ni accus bith nombeo baid,
sam cin blatha,
beti bai cin blichda,
mna can feli,
fir gan gail,
gabala can righ...
[...]
feda cin mes,
muir can torad
[...]
sen saobbretha,
brecfásach mbrithioman,
braithiomh cech fer,
foglaid cech mac.
Ragaid mac il-ligie a athar,
ragaid athair al-ligi a meic,
cliamain cach a bratar,
[...]
olc aimser.
immera mac a athair,
imera ingen [a máthair].
Vedrò un mondo che non mi sarà caro:
estate senza fiori,
mucche senza latte,
donne senza pudore,
uomini senza valore,
conquiste senza un re...
[...]
...boschi senza alberi,
mari senza frutto...
[...]
...iniqui giudizi degli anziani,
falsi precedenti dei giudici,
ogni uomo un traditore,
ogni giovane un ladro.
Il figlio entrerà nel letto del padre,
il padre entrerà nel letto del figlio,
ognuno sarà cognato di suo fratello...
[...]
...un'età empia.
Il figlio tradirà suo padre,
la figlia tradirà [sua madre].

"Ni accus bith nombeo baid", apud: Cath Maige Tuired
 Dove in entrambi i casi sono evidenti le analogie col passo esiodeo.

Il mito dell'età dell'oro ha da sempre affascinato i letterati, ma ha anche permesso ai filosofi di schierarsi con più consapevolezza a favore o contro la concezione del "buon selvaggio", fondata sull'idea che allo stato di natura l'essere umano è propenso al bene mentre, distorto da desideri malati di potere e ricchezza, mentre in una società civilizzata esso è incline a compiere azioni cattive per il proprio tornaconto personale. Esiodo è quindi, oltre che un ispiratore di poeti di tutte le età, un prezioso stimolo morale, che fa riflettere oggi, come per ventotto secoli, sulla condotta personale e sullo stato attuale della giustizia.

1 commento:

  1. La ringrazio dell'apprezzamento. Se dovesse avere domande in merito o qualche curiosità, si senta libero di recapitarle al mio indirizzo di posta elettronica personale

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